Riforma dell’Ordinamento Penitenziario: solo un primo passo avanti.

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Pubblichiamo la nota con la quale la Giunta della UCPI ha accolto positivamente la approvazione del decreto delegato che rimodula la normazione in materia di esecuzione della pena:

«L’Unione delle Camere Penali Italiane esprime soddisfazione per la decisione del Consiglio dei Ministri di approvare la riforma dell’ordinamento penitenziario, senza le modifiche indicate dalle Commissioni Giustizia di Camera e Senato che, di fatto, avrebbero svuotato di significato la riforma che, contrariamente a quanto sostenuto da taluno, garantisce maggiore sicurezza ai cittadini, attuando principi costituzionali. Chi è ammesso all’esecuzione di pene alternative, rispetto alla detenzione in carcere, una volta scontata la pena difficilmente delinque di nuovo, come riportato dai dati statistici ministeriali. Gli stessi dati statistici ricordano che circa 70 per cento di coloro che scontano la pena in carcere, una volta eseguita la pena commette altri reati, mentre la percentuale di recidiva è bassissima per chi svolge un lavoro e ottiene misure alternative al carcere. L’UCPI osserva, inoltre, che le misure adottate non consentono automatismi e richiedono la valutazione del giudice per la proficuità del trattamento, caso per caso. Non è vero, dunque, che si tratti di un provvedimento svuota carceri, inoltre per taluni reati sono rimaste invariate talune preclusioni. L’UCPI ringrazia tutti i penalisti italiani, il proprio Osservatorio Carcere, e tutti i numerosi firmatari dell’appello al Governo per l’approvazione della riforma, che insieme a Rita Bernardini, fino all’ultimo, hanno spinto il governo a mantenere, sia pure tardivamente, gli impegni presi e a tenere conto del lavoro svolto nel corso di tre anni da accademici, magistrati e avvocati con gli Stati Generali dell’esecuzione voluti dal ministro Orlando. L’UCPI auspica, infine, che l’iter per la formalizzazione dell’approvazione sia completato in tempi brevi e vigilerà attentamente a tal fine, e perché prosegua l’attività volta a migliorare la condizione nelle carceri, rammentando, tra l’altro, che più di un terzo della popolazione carceraria è costituita da persone in attesa di giudizio e, dunque, di presunti innocenti».

Ovviamente, non possiamo che concordare con quanto riportato.

La riforma è solo un primo passo verso la attuazione di un sistema penitenziario che sia effettivamente, moderno, improntato al rispetto dei principi costituzionali ed efficiente.

Dunque, un primo passo che squarcia il velo dei pregiudizi – che non sono mancati anche dopo la approvazione – di chi ritiene che si tratti di una legge svuota carceri.

Sta (anche) a noi sorvegliare affinché la riforma venga attuata; dimostrare che si tratta di una razionalizzazione della disciplina che non comporta alcun indiscriminato automatismo per la uscita dal carcere – ed anzi cancella precedenti indiscriminati automatismi che precludevano all’accesso ai benefici penitenziari; e soprattutto, prendere la riforma in atto come un primo passo verso la attuazione di un “sistema” esecutivo che sia scevro da condizionamenti populistici e che dia piena riforma ali principi costituzionali.

 

 


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