Inaugurazione dell’anno giudiziario dei penalisti: un consuntivo.

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Siamo tornati da Padova con delle bellissime sensazioni.

Non solo per la meravigliosa città e per le bellissime aule della Università storica in cui è stato ospitato l’evento dei penalisti italiani; ma anche per i contenuti della iniziativa e le prospettive che si potranno aprire.

Innanzitutto, il venerdì pomeriggio è stato dedicato al tema dell’errore giudiziario con la proiezione di un film che analizzava la vita di alcuni sventurati che sono incappati nella tenaglia della malagiustizia (con la “g” minuscola) e soprattutto, con la analisi dei dati statistici e con delle riflessioni sulle cause e sulle prospettive di correzione.

Ed a fronte di chi minimizza il dato affermando che si tratta di una fisiologia del sistema, tutte le voci del confronto hanno affermato che non si tratta di una cosa accettabile.

Ogni anno vi sono circa 1000 (dico mille!) casi di errore giudiziario.

Se ci si riflette è un dato impressionante, inaccettabile in uno Stato di diritto.

Il sabato ci si è poi dedicati alle attività propositive: dalla analisi scientifica delle proposte di riforma, alla verifica pratica e sul campo delle implicazioni che potrebbero determinare. Per finire con la prospettiva di una azione comune tra Avvocati e Magistrati che solleciti al Ministro della Giustizia alcune correzioni che appaiono a tutti indispensabili per rendere il codice di rito più efficiente ma più saldo nelle garanzie dei diritti processuali: depenalizzazione dei reati minori; maggiore e più proficua possibilità di accesso ai riti alternativi; irrobustimento della udienza preliminare in termini tali da conferirle quella funzione di filtro anche per le funzioni di carattere prettamente procedimentale; intangibilità delle garanzie della oralità e del contraddittorio nel dibattimento (a cui dovrebbero pervenire un numero esiguo di processi).

Si tratta di un percorso di riforme comune che nasce da una esigenza condivisa.

Ma, come ha detto Giandomenico Caiazza, si tratta di una istanza di riforma che si muove lungo una linea di realizzazione di valori fondamentali che dunque è ben scontato che trovino condivisione.

Il tema è riuscire a fare comprendere ai nostri interlocutori quanto sia basilare riformare il codice di rito per renderlo più efficiente, ma al contempo non sacrificare, ed anzi implementare, le garanzie difensive.

E con questo proposito ci si è lasciati consapevoli delle difficoltà del percorso intrapreso ma anche fiduciosi di riuscire a compierlo.


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