Inaugurazione dell’anno giudiziario dei penalisti: la Camera Penale di Reggio c’era!

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Certamente carii colleghi avrete saputo del fatto che il Direttivo della Camera Penale di Reggio Calabria ha deciso, in maniera discreta, di non prendere parte alla inaugurazione dell’anno giudiziario che si è tenuta a Reggio Calabria. Abbiamo, tuttavia, deciso di prendere parte, anche in maniera massiccia, alla inaugurazione dei penalisti che si è tenuta a Matera gli scorsi 10 e 11 febbraio in occasione della quale è stato organizzato un interessante convegno chi aveva quale tema il limite del giudice penale.

Ovviamente un tema così vasto è stato affrontato da angoli prospettici diversi: quello filosofico, quello politico criminale, quello pratico. Tuttavia, ogni analisi è stata ricca di contributi conoscitivi e di spunti di assoluto interesse che certamente saranno oggetto di riflessione e di analisi.

Certamente sarebbe assai difficile riprendere quei temi ed esporli in questa sede in cui ci si limita ad operare un report di ciò che si è verificato. Per questa ragione io inviterei chiunque sia interessato a recuperare i video delle relazioni che sono state detenute ed ascoltarli perché in alcuni casi hanno dato degli spunti di assoluto interesse.

Giusto per una sorta di linea guida vi segnaliamo questi interventi.

Innanzitutto quello del filosofo Biagio Di Giovanni che ha affrontato il tema della valutazione e motivazione del giudice da un angolo visuale filosofico, affrontando questioni legate all’approccio ermeneutico, alla vincolatività dei canoni del positivismo giuridico ed all’incidenza dei meccanismi normativi multilivello che derivano ormai dalla spinta a rapportarsi, della legislazione italiana, a quella degli altri Stati e soprattutto degli organismi sovranazionali (Carta E.D.U. e carte istitutive dell’Unione Europea in primis). Uno spunto assolutamente di livello che pone tutta una serie di riflessioni su come debba porsi oggi l’avvocato rispetto alla posizione di un giudice che si muove ormai senza uno specifico limite normativo ed interpretativo ma, secondo il filosofo, in un contesto di analisi senza confini che cerca di confrontarsi con i diversi livelli della normazione e della giurisdizione.

Di assoluto interesse anche l’intervento del Primo Presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Canzio che, contrariamente a quanto auspicato da più voci intervenute, ha manifestato la propria ritrosia alla possibilità che si provveda alla separazione delle carriere tra magistratura requirente e magistratura giudicante. Il presidente ha tuttavia auspicato che vi sia un maggiore coinvolgimento anche dell’avvocatura nello svolgimento delle scelte che portino poi all’adozione di riforme legislative. E soprattutto, ha manifestato – cosa che già aveva fatto nei precedenti interventi – una propria presa di posizione sul fatto che l’attività dei pubblici ministeri nella fase delle indagini preliminari risulta assolutamente incontrollata, auspicando l’introduzione di correttivi attraverso la apertura di “finestre giurisdizionali”, vale a dire di possibilità che, nel corso dello svolgimento delle attività di indagine, intervenga l’organo giudicante che controlli i limiti e corregga eventuali abusi che siano stati operati dal pubblico ministero.

Si è passati, poi, ai contributi successivi tra cui è spiccato certamente quello del Prof. Gaetano Insolera che ha operato un attacco durissimo oltre che al metodo di gestione dei rapporti politici dell’organismo della magistratura (il rinvio agli eventi dei giorni scorsi è pressoché scontato) ma soprattutto alla spinta ad abbandonare i vecchi canoni ermeneutici dei sistemi di civil law per recepire quelli di estrazioni diverse rispetto alla nostra tradizione giuridica (civil law).

Di assoluto livello puoi gli interventi dell’ex presidente dell’Unione delle Camere Penali, Oreste Dominioni, che ha affrontato il tema del rapporto tra avvocati e mondo politico stigmatizzando il fatto che, da diverso tempo, la voce dell’avvocato risulta inascoltata venendo costantemente prediletto quale interlocutore privilegiato il giudice.

In ultimo, anche significativa la presa di posizione del Procuratore capo di Torino, Armando Spataro che, in effetti, ha schiettamente riconosciuto (e stigmatizzato, prendendone le distanze visto che non viene dallo stesso praticata) la prassi ormai consolidata di fare continue conferenze stampa o di relazionarsi pressoché quotidianamente con gli organi di stampa determinando una influenza non ortodossa di questi sull’esercizio della giurisdizione; ponendo le basi per una interlocuzione assai più stretta tra le due categorie (magistrati ed avvocati) che possa portare alla formulazione di alcune linee guida di comportamento futuro che possano risultare utili.

 

Il quadro conclusivo che si ricava, quindi,è quello di un limite nell’esercizio della giurisdizione che, diversamente da come dovrebbe essere, risulta assai labile e poco vincolante perché consente al giudice di muoversi pressoché liberamente senza una prospettiva di demarcazione della propria attività.

Proprio in considerazione di ciò, le preoccupazioni manifestate da più parti sono assolutamente palesi e l’impegno che deve essere profuso dalla nostra categoria è ancor maggiore proprio per impedire che sostanzialmente dietro questa liquidità nell’esercizio della giurisdizione si nasconda sostanzialmente un incontrollato ed illimitato potere giurisdizionale che predilige i fini rispetto alle regole.

Ritengo che, in ogni caso, questi interventi (che sono stati sintetizzati in maniera certamente assai limitativa in questo breve scritto) costituiscano un punto di partenza per una riflessione complessiva sul rapporto tra avvocati e giurisdizione, soprattutto nella sede giudiziaria in cui giornalmente siamo chiamati ad operare. Ed è ciò che ci permettiamo di fare nei prossimi mesi con le iniziative che verranno assunte.


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