In una lettera che il Presidente della UCPI, Beniamino Migliucci, ha inviato ai presidenti di ciascuna camera penale (e che verrà allegata alla presente e inserita nei documenti del sito) viene fatto espresso riferimento alla disposizione contenuta nella recente legge 47/2015 in ordine all’obbligo di Procure e Tribunali di inviare i dati della custodia cautelare.
A questo proposito, la UCPI ha predisposto un software, in collaborazione con la Università la sapienza di Roma, per verificare l’incidenza della custodia cautelare, e soprattutto la sua evoluzione in con di causa (con tanto di indicazione di revoche ovvero riconoscimenti di originaria legittimità della misura adottata).
Significativo in tal senso il fatto che “ben il 75% dei Tribunali e delle Procure italiane non ha inteso fornire i propri dati al Ministero, così confermando l’intuizione che ci aveva animato nel varare questa ricerca: vi è la precisa volontà di non raccontare la verità sull’uso, ed anzi sull’abuso, della custodia cautelare in Italia“.
A questo proposito, nella missiva viene rivolto espresso invito a ciascun iscritto di inviare i dati in proprio possesso onde consentire di ricostruire questi dati.
Questa Camera, ovviamente condividendo quanto proposto dal Presidente della UCPI, invita i propri iscritti (ed in generale tuti i penalisti reggini) a fare lo stesso.
Non può, tuttavia, non stigmatizzare il fato che vi sia una palese attività (anzi, inattività) ostruzionistica che recide la possibilità di avere una idea chiara sulla incidenza dei provvedimenti custodiali, la loro modifica in corso di causa e, soprattutto, la percentuale di intervenuto riconoscimento di originaria infondatezza degli stessi.
Presto, dunque, si ritiene che possano essere assunte specifiche iniziative intradistrettuali per sensibilizare l’adempimento di un obbligo previsto … per legge!
