Massimo Bordin, i fatti e le opinioni.

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Ha lasciato sconcerto la scomparsa di Massimo Bordin.

Ma rischia di creare un effetto quasi paradigmatico la coincidenza della sua scomparsa con le vicende della probabile imminente chiusura di Radio Radicale.

Per comprendere bene la connessione delle due vicende non può non patirsi proprio dall’esame dalla funzione che da anni ha svolto Massimo Bordin. Per chi ha avuto la fortuna di ascellare la “sua” lettura dei giornali, magari mentre guidava o faceva altro, ha sempre potuto comodamente comprendere quali fossero i fatti, quali le opinioni dei giornali tratte sugli articoli … e quali le opinioni dello stesso Massimo Bordin, opinioni che non lesinava, ma che introduceva in maniera netta da consentire a chiunque di orientarsi e di distinguere.

Si poteva anche non essere d’accordo con lui, ma una cosa è certa: si capiva quale fosse il fatto, quale il testo dell’articolo letto e quale la sua opinione, sia sul fatto che sull’articolo.

Questo modo di leggere i fatti forse rischia di scomparire, non solo con la morte di Massimo ma con la stessa chiusura di Radio Radicale.

E non si può minimizzare il tutto dicendo che si tratta di una banale vicenda di sovvenzioni pubbliche negate. E’ in gioco forse la stesa possibilità di discernere la verità dei fatti dalla parzialità delle opinioni.

Ed a chi pretende sempre di più, e sempre più subdolamente, di dettare la verità, ed anche l’opinione, è certo che questo non stia più bene.

Ecco perché riteniamo che la chiusura di radio radicale, coincisa con la scomparsa si Massimo sia il segno tangibile di un progressivo avvicinamento verso forma che di democratico ha sempre meno.


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