L’UCPI lancia l’allarme suicidi in carcere.

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Riportiamo di seguito la delibera della UCPI in materia di allarmante riproposizione di fenomeni di suicidi in carcere.

L’attenzione viene puntata sia sulla mancata piena realizzazione delle procedure finalizzate alla riattivazione delle REMS he, soprattutto, sulla inefficacia delle riforme penitenziarie (ed in articolare modo le misure deflative in sede cautelare) che stanno riproponendo l’ormai deplorevole fenomeno della crescita della popolazione carceraria.

Crediamo che su questo punto una riflessione complessa sia assolutamente indispensabile.

Ecco il testo della delibera:

L’Unione delle Camere Penali Italiane, con il proprio “Osservatorio Carcere”, nell’apprendere la notizia dei recenti suicidi avvenuti negli istituti Dozza e Regina Coeli, denuncia l’assoluta inerzia del Parlamento, del Governo e dell’Amministrazione Penitenziaria dinanzi all’attuale situazione di degrado e d’inefficienza che coinvolge l’esecuzione delle pene in carcere e delle misure di sicurezza nelle REMS.

Solo pochi giorni fa, il 21 febbraio, una delegazione della Camera Penale di Bologna e dell’Osservatorio Carcere UCPI, aveva visitato la locale Casa Circondariale, evidenziando le enormi criticità del reparto infermeria e la carenza di educatori (un educatore ogni 100 detenuti), con conseguente compressione del diritto al trattamento individualizzato.

Il suicidio di Roma rappresenta il tragico prevedibile epilogo della storia di un giovane di 22 anni, colpevole di reati tipici di chi ha problemi psichiatrici, allontanatosi dalla Rems in cui era ricoverato e, per questa ragione, rinchiuso a Regina Coeli, dove si è ucciso.

In questi primi due mesi dell’anno i suicidi sono già dieci, un numero enorme che, come dato statistico, fa tornare agli anni  più bui della detenzione in Italia. Nel 2002, infatti, ve ne furono sessanta, ma successivamente  sono diminuiti fino ad arrivare allo scorso anno a trentanove.

Dopo che l’Europa, suggestionata da provvedimenti in vigore solo sulla carta, ha archiviato il  “caso Italia”, il mondo politico che era stato messo sotto accusa, ha ripreso ad ignorare del tutto le continue violazioni di legge ed oggi le prospettive sono drammatiche.

Il lavoro degli Stati Generali dell’Esecuzione Penale giace nel cassetto del Comitato Scientifico. Parlamentari e Ministri sembrano impegnati a preparare le prossime elezioni e, dunque, non pare esservi possibilità  che nei prossimi mesi qualcuno si occupi della riforma dell’Ordinamento Penitenziario o di quanto drammaticamente continua a verificarsi nelle  carceri. Nell’assordante silenzio della magistratura, i radicali – anche con il digiuno di Rita Bernardini – e l’Unione delle Camere Penali e le associazioni attente alle problematiche del carcere,  continueranno la loro battaglia in difesa degli “ultimi”, sempre più numerosi.

Chi è stato privato della libertà, infatti, non può morire nell’indifferenza dello Stato, a maggior ragione se afflitto da patologie psichiatriche.

L’Unione, nel ribadire che nelle carceri e nelle Rems vanno immediatamente potenziate le strutture sanitarie, e va effettuato concretamente il trattamento individualizzato, il solo che, come previsto dal 1975, può scongiurare gesti estremi da parte di persone affidate allo Stato per l’esecuzione di una pena o di una misura di sicurezza,  continuerà come sempre a vigilare, pronta ad azioni di protesta in difesa dello Stato di diritto, per la tutela di tutti “primi” e “ultimi”.

Roma, 27 febbraio 2017

La Giunta 

L’Osservatorio Carcere UCPI “


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